Buenos Aires
11 09 2012 - Un anno e mezzo dopo la prima frettolosa visita eccoci finalmente ritornati a Buenos Aires! Dopo un lungo ma tranquillo volo, il primo impatto con la Capital Federal è stato positivo: i porteños sono gentili, il tempo bello anche se abbastanza freddino, la città con i suoi quartieri molto diversi tra loro piacevole da visitare, la carne ed il Malbec ottimi ed dulce de leche scorre a fiumi, non possimo chiedere nulla di meglio!
Breve parentesi più seria: girando per le strade e parlando con la gente si nota decisamente che anche qui la crisi economica sta facendo molte vittime; il consenso della gente nei confronti del governo è chiaramente in calo rispetto ad un anno e mezzo fa.
Visto che come da programma l'auto sta navigando in direzione del Brasile e ci raggiungerà solo nel corso della prossima settimana, noi ci concediamo qualche giorno di relax. Ieri abbiamo gironzolato nella frenetica Calle Florida per fare un po' di shopping in vista dei prossimi mesi ed oggi oltre ad un po' di burocrazia necessaria per l'arrivo dell'auto, abbiamo visitato uno dei quartieri secondo noi più belli: Palermo viejo.
Domani mattina la sveglia suonerà molto presto: ad attenderci un aereo che ci porterà per un paio di giorni a Puerto Iguazú per vedere le famose cascate. Venerdi è previsto il rientro a Buenos Aires, dove trascorreremo ancora tranquillamente il week end; da lunedi cominceremo invece a darci seriamente da fare con il resto della burocrazia per lo sdoganamento dell'auto e da lì via il nostro soggiorno in Sudamerica si farà più impegnativo ed avventuroso...
Per il momento ci fermiamo qui. Ci aggiorniamo, zanzare permettendo, al rientro da Iguazú!
Hasta la próxima!
Fra&Ba
Breve parentesi più seria: girando per le strade e parlando con la gente si nota decisamente che anche qui la crisi economica sta facendo molte vittime; il consenso della gente nei confronti del governo è chiaramente in calo rispetto ad un anno e mezzo fa.
Visto che come da programma l'auto sta navigando in direzione del Brasile e ci raggiungerà solo nel corso della prossima settimana, noi ci concediamo qualche giorno di relax. Ieri abbiamo gironzolato nella frenetica Calle Florida per fare un po' di shopping in vista dei prossimi mesi ed oggi oltre ad un po' di burocrazia necessaria per l'arrivo dell'auto, abbiamo visitato uno dei quartieri secondo noi più belli: Palermo viejo.
Domani mattina la sveglia suonerà molto presto: ad attenderci un aereo che ci porterà per un paio di giorni a Puerto Iguazú per vedere le famose cascate. Venerdi è previsto il rientro a Buenos Aires, dove trascorreremo ancora tranquillamente il week end; da lunedi cominceremo invece a darci seriamente da fare con il resto della burocrazia per lo sdoganamento dell'auto e da lì via il nostro soggiorno in Sudamerica si farà più impegnativo ed avventuroso...
Per il momento ci fermiamo qui. Ci aggiorniamo, zanzare permettendo, al rientro da Iguazú!
Hasta la próxima!
Fra&Ba
Iguazú
14 09 2012 - Partiti all'avventura per attraversare i deserti del Sudamerica ci ritroviamo in una foresta tropicale con un'umidità terribile, circondati da famelici e non ben identificati insetti volanti e strani mammiferi che elemosinano cibo, all'apparenza simpatici ma con canini poco rassicuranti. In attesa della nostra spartana casetta alloggiamo nello splendido (e per i parametri europei decisamente economico) Boutique Hotel de la Fonte a Puerto Iguazu gestito da Simona e Matteo, coppia italiana molto gentile ed ospitale, partita cinque anni fa dalla Liguria per realizzare il loro sogno qui. La carissima amica Daniela ci ha rimproverato che questo stile di viaggiare non è proprio quello inseguito da Alexander Supertramp, ma d'altronde sfruttiamo questi giorni di vacche grasse in attesa dei prossimi mesi in cui temiamo che le vacche saranno molto magre!
Mercoledì abbiamo visitato le cascate dal lato brasiliano (il Rio Iguazú marca il confine tra i due paesi) dal quale si ha una visione più d'insieme del larghissimo fronte delle cascate, mentre giovedì siamo andati dal lato argentino dove ci si può meglio rendere conto dell'impressionante potenza di queste cascate uniche al mondo.
Mercoledì abbiamo visitato le cascate dal lato brasiliano (il Rio Iguazú marca il confine tra i due paesi) dal quale si ha una visione più d'insieme del larghissimo fronte delle cascate, mentre giovedì siamo andati dal lato argentino dove ci si può meglio rendere conto dell'impressionante potenza di queste cascate uniche al mondo.
Zarate
20 09 2012 - Dopo alcuni giorni siamo tornati! Sono giorni complicati, nella regione del mar de la Plata , sia in Argentina che in Uruguay, si è scatenata una tempesta violentissima che ha provocato danni, esondazioni e purtroppo anche dei morti. Noi siamo a Zarate, cittadina di circa 90mila abitanti un centinaio di chilometri a nord di Buenos Aires dove ieri sarebbe dovuta arrivare la nave cargo che trasporta la nostra auto. Ovviamente martedi anche la nave si è ritrovata nel bel mezzo della tempesta, i porti sono stati chiusi ed ha dovuto rifugiarsi in acque più tranquille più a sud, nell'oceano Atlantico. L'arrivo in questo momento é previsto per domani pomeriggio, ma la situazione cambia continuamente e, considerando la burocrazia necessaria per sdoganare l'auto ed il fatto che si avvicina il week end, crediamo che fino a martedì difficilmente riusciremo a partire.
La conseguenza è che per alcuni giorni siamo bloccati qui: la cittadina è di per se abbastanza triste e non offre praticamente nulla ai turisti che passano di qui (praticamente nessuno, tranne chi come noi aspetta l'arrivo di qualche nave), inoltre i tipici pollini di inizio primavera (già oggi è il primo giorno di primavera!) cominciano ad infastidirci un po', tra continui starnuti, congiuntiviti ed irritazioni varie!
Ci sono però anche dei punti positivi: la gente è molto gentile e disponibile (a cominciare dal proprietario dell'hotel in cui ci troviamo, fino a vari commercianti incuriositi dalla nostra presenza e prodighi di consigli per il nostro viaggio), la vita costa relativamente poco per noi europei, abbiamo trovato una lavanderia ed un estintore (obbligatorio da avere in auto, uno in cellula l'avevamo già), e forse abbiamo trovato anche la soluzione per adattare il nostro impianto del gas con le bombole argentine. Non tutto il male viene per nuocere.
Abbiamo anche conosciuto Werner, un simpatico collega di avventura originario del Canton Svitto ma abitante a Berna, il quale come noi sta aspettando il suo mezzo. Percorrerà circa lo stesso nostro tragitto. Speriamo presto o tardi di incontrarlo di nuovo sulla nostra via! Con noi in albergo c'è pure Katharina ragazza di Basilea che ha deciso di passare qualche mese in Paraguay per valutare se trasferirsi qui definitivamente viste le difficoltà a trovare lavoro in Svizzera: suerte!
Su insistenti inviti da parte del proprietario dell'hotel stasera e domani parteciperemo al ricco e gratuito programma culturale della città: cominceremo con la scuola di Tango offerta dal campione del mondo (evidentemente visto il nostro senso del ritmo solo da uditori) e continueremo con lo show di El Angel, uno spettacolo non ben definito ma che solo a vedere la locandina non ci fa stare molto tranquilli...
Hasta la proxima
Fra e Babi
La conseguenza è che per alcuni giorni siamo bloccati qui: la cittadina è di per se abbastanza triste e non offre praticamente nulla ai turisti che passano di qui (praticamente nessuno, tranne chi come noi aspetta l'arrivo di qualche nave), inoltre i tipici pollini di inizio primavera (già oggi è il primo giorno di primavera!) cominciano ad infastidirci un po', tra continui starnuti, congiuntiviti ed irritazioni varie!
Ci sono però anche dei punti positivi: la gente è molto gentile e disponibile (a cominciare dal proprietario dell'hotel in cui ci troviamo, fino a vari commercianti incuriositi dalla nostra presenza e prodighi di consigli per il nostro viaggio), la vita costa relativamente poco per noi europei, abbiamo trovato una lavanderia ed un estintore (obbligatorio da avere in auto, uno in cellula l'avevamo già), e forse abbiamo trovato anche la soluzione per adattare il nostro impianto del gas con le bombole argentine. Non tutto il male viene per nuocere.
Abbiamo anche conosciuto Werner, un simpatico collega di avventura originario del Canton Svitto ma abitante a Berna, il quale come noi sta aspettando il suo mezzo. Percorrerà circa lo stesso nostro tragitto. Speriamo presto o tardi di incontrarlo di nuovo sulla nostra via! Con noi in albergo c'è pure Katharina ragazza di Basilea che ha deciso di passare qualche mese in Paraguay per valutare se trasferirsi qui definitivamente viste le difficoltà a trovare lavoro in Svizzera: suerte!
Su insistenti inviti da parte del proprietario dell'hotel stasera e domani parteciperemo al ricco e gratuito programma culturale della città: cominceremo con la scuola di Tango offerta dal campione del mondo (evidentemente visto il nostro senso del ritmo solo da uditori) e continueremo con lo show di El Angel, uno spettacolo non ben definito ma che solo a vedere la locandina non ci fa stare molto tranquilli...
Hasta la proxima
Fra e Babi
Tigre
23 09 2012 - Ieri, su insistente invito di Nestor (il sempre prodigo di consigli proprietario dell'albergo), i quattro Svizzeri di Zarate sono andati a Tigre a trascorrere una piacevole giornata. La cittadina a circa 50 chilometri da Buenos Aires é la meta preferita dai porteñi per trascorrere il week-end passeggiando tra le bancarelle del Puerto Frutos o navigare nei canali del delta del Rio Parana ad ammirare le caratteristiche case costruite sulle palafitte.
Un'altra giornata da sessantenni per i 4 chicos arrivati fin qui per vivere on the road! :-(
Babi e Fra
Un'altra giornata da sessantenni per i 4 chicos arrivati fin qui per vivere on the road! :-(
Babi e Fra
IL VIAGGIO "on the road" COMINCIA
Ritirata l'auto ed in parte risolti i problemi di salute partiamo verso Nord Ovest in direzione di Salta. Nella prima parte di viaggio attraversiamo la Pampa argentina tra Rosario e Cordoba caratterizzata da distese infinite di prateria e campi interrotti da piccoli boschi creati dall'uomo per dare riparo alle estancias e al bestiame.
Non ci siamo fermati in nessuna delle due città perché non volevamo ritrovarci a vagare nel centro alla ricerca di un posteggio sicuro e perché amici ci hanno detto che non ne valeva la pena; in effetti la periferia (soprattutto di Rosario) sembrava molto poco sicura!
La prima visita é stata a Alta Gracia, bella cittadina a sud di Cordoba, dove abbiamo visitato il Museo Casa de Ernesto "Che" Guevara: la casa dove la sua famiglia si è trasferita quando lui era piccolo, per curare la sua asma, e dove ha trascorso la sua adolescenza. Il Museo non é tanto grande, ma offre diversi interessanti documenti originali e molte splendide fotografie che raccontano la vita di un grande uomo.
A Nord di Cordoba percorriamo il nostro primo passo "el camino del quadrado" sulle Sierras centrali; strada asfaltata e altitudine massima 1200mt...poca cosa rispetto a quello che ci aspetterà sulle Ande ma comunque piacevole.
Giungiamo a pernottare a Capilla Del Monte, cittadina che deve la sua "prosperità" al Cerro Uritorco che sembrerebbe essere la porta di accesso per gli extraterrestri al nostro mondo. Molti gli avvistamenti documentati e l'economia turistica della città ringrazia per l'invasione di personaggi strani che si recano fin qui nella speranza di un'incontro con l'altro mondo. Noi nel nostro piccolo abbiamo scrutato invano il Cerro per tutta la sera nella speranza di avvistare un OVNI, risultato: nessun avvistamento ma la compagnia di una splendida luna piena ha in parte mitigato la delusione.
Vabbé ammettiamo che passare in poche ore dal Che agli extraterrestri è un tantino surreale...
Non ci siamo fermati in nessuna delle due città perché non volevamo ritrovarci a vagare nel centro alla ricerca di un posteggio sicuro e perché amici ci hanno detto che non ne valeva la pena; in effetti la periferia (soprattutto di Rosario) sembrava molto poco sicura!
La prima visita é stata a Alta Gracia, bella cittadina a sud di Cordoba, dove abbiamo visitato il Museo Casa de Ernesto "Che" Guevara: la casa dove la sua famiglia si è trasferita quando lui era piccolo, per curare la sua asma, e dove ha trascorso la sua adolescenza. Il Museo non é tanto grande, ma offre diversi interessanti documenti originali e molte splendide fotografie che raccontano la vita di un grande uomo.
A Nord di Cordoba percorriamo il nostro primo passo "el camino del quadrado" sulle Sierras centrali; strada asfaltata e altitudine massima 1200mt...poca cosa rispetto a quello che ci aspetterà sulle Ande ma comunque piacevole.
Giungiamo a pernottare a Capilla Del Monte, cittadina che deve la sua "prosperità" al Cerro Uritorco che sembrerebbe essere la porta di accesso per gli extraterrestri al nostro mondo. Molti gli avvistamenti documentati e l'economia turistica della città ringrazia per l'invasione di personaggi strani che si recano fin qui nella speranza di un'incontro con l'altro mondo. Noi nel nostro piccolo abbiamo scrutato invano il Cerro per tutta la sera nella speranza di avvistare un OVNI, risultato: nessun avvistamento ma la compagnia di una splendida luna piena ha in parte mitigato la delusione.
Vabbé ammettiamo che passare in poche ore dal Che agli extraterrestri è un tantino surreale...
Bolivia: una settimana indimenticabile!
La prima parte del nostro soggiorno in Bolivia è terminata. Siamo entrati in Cile, nella regione del deserto di Atacama. Le aspettative erano molto alte: dal desiderio di scoprire l'altipiano boliviano ed il salar de Uyuni è infatti nata l'avventura che stiamo vivendo.
Ma quelle selvagge terre, così difficili da affrontare per le condizioni delle piste a tratti al limite della percorribilità, la mancanza di qualsiasi indicazione stradale, i venti che spesso alla sera sembrano in grado di ribaltare l'auto il freddo intenso delle notti e le difficoltà di passare diversi giorni attorno ai 4000 metri hanno superato tutte le nostre attese.
Ma andiamo con ordine.
Le strade: avevamo letto di tutto sulle difficoltà di guidare mezzi propri da queste parti, e le informazioni raccolte erano molto scoraggianti. A conti fatti peró possiamo dire che le paure erano eccessive, anche se decisamente fondate. Le piste sono molto sconnesse ma la difficoltà maggiore è dovuta all'assenza di indicazioni stradali alle deviazioni. Le cartine non aiutano perché non esiste a nostra conoscenza una buona mappa stradale del paese. Il GPS contiene solo le strade principali del paese. E non aiuta nemmeno chiedere informazioni alla gente del luogo che non sembra avere una grande cognizione del territorio in cui vive. In ogni caso direi che ce la siamo cavati abbastanza bene.
Un altro problema è stato la difficoltà di trovare diesel in Bolivia, dove spesso il carburante viene negato agli stranieri: noi siamo partiti con 140 litri anche perché nel tratto da Uyuni a San Pedro de Atacama non esistono distributori, fortunatamente la quantità era più che sufficiente.
L'auto ha per ora ben sopportato gli strapazzi a cui è stata sottoposta, anche i molti chilometri percorsi sul dannoso salar de Uyuni non sembrano aver avuto conseguenze.
La meteo: come quasi sempre in questa stagione le giornate nell'altipiano sono terse ed il cielo è di un blu molto vivace. Ad eccezione di un giorno anche per noi è stato così. Le temperature di giorno sono gradevoli ed il vento si fa sentire in modo abbastanza discreto. Ma spesso appena giunge la sera il vento diventa a tratti molto violento e le temperature si abbassano impietosamente. Nelle notti alle lagune il nostro termometro misurava temperature attorno ai dieci gradi sotto zero ed il vento scuoteva in modo a tratti terribile la nostra casetta, fortunatamente siamo riusciti a trovare un minimo di riparo nascondendoci dietro alla centrale dei guardiani del parco nazionale! Per far fronte alle attese temperature glaciali abbiamo un riscaldamento a diesel con tanto di kit per l'altitudine che regola il pompaggio del carburante in funzione della minore concentrazione di ossigeno nell'aria; è stata per noi una "gioia" constatare che superati i 4000 metri il sistema si è inceppato e di conseguenza ci siamo dovuti rassegnare a svegliarci con uno spesso strato di ghiaccio che ricopriva l'interno della cellula abitativa.
Fortunatamente Ferruccio ci ha equipaggiato con sacchi a pelo eccezionali! I risvegli con l'acqua gelata peró non sono stati dei più felici; fortunatamente almeno un giorno è sembrato un dono divino la presenza di una fonte di acqua termale con acqua a 32 gradi proprio accanto al nostro posteggio per la notte...
L'altitudine: la difficoltà maggiore per entrambi è stato peró rimanere per diversi giorni in altitudine. Durante il giorno i sintomi sono lievi e passeggeri, ma di notte la minore concentrazione di ossigeno si è a tratti fatta sentire in modo violentissimo con attacchi in cui ci sembra di soffocare: davvero una bruttissima sensazione.
Fin qui abbiamo raccontato le difficoltà di questa settimana, che peró hanno reso questi giorni ancora più indimenticabili ed aumentano la soddisfazione di essere tra i pochi turisti ad affrontare questi percorsi con un mezzo proprio e senza una guida!
C'è peró dell'altro, ed è qualcosa che non si può raccontare a parole. Non è possibile spiegare cosa si prova davanti allo spettacolo che la natura offre in questa regione: la varietà di colori è strabiliante e nessuna fotografia potrà mai rendere l'idea di quello che veramente si ha di fronte attraversando questi paesaggi. Noi siamo spesso rimasti senza parole davanti a questi capolavori della natura.
Non si puó spiegare cosa si prova vivendo un tramonto ed un'alba in perfetta solitudine sull'isola al centro del salar de Uyuni oppure svegliarsi di fronte alle rosse acque della laguna colorada quando ancora gli altri turisti non sono arrivati. L'abbiamo detto anche altre volte dopo altri viaggi, ma la sensazione, supportata anche dall'opinione di numerosi altri viaggiatori che hanno girato tutto il mondo, è che questa volta ci siamo veramente trovati ad attraversare una delle regioni più spettacolari, se non addirittura la più spettacolare, del nostro pianeta!
Rimandiamo alla prossima visita in Bolivia la descrizione di città e della gente in quanto in questa prima esperienza boliviana di gente non ne abbiamo incontrata molta!
Ora ci stiamo godendo qualche giorno tranquillo nei dintorni di San Pedro de Atacama in Cile prima di ripartire. Avrete presto nostre notizie.
Hasta la proxima
Fra e Babi
Ma quelle selvagge terre, così difficili da affrontare per le condizioni delle piste a tratti al limite della percorribilità, la mancanza di qualsiasi indicazione stradale, i venti che spesso alla sera sembrano in grado di ribaltare l'auto il freddo intenso delle notti e le difficoltà di passare diversi giorni attorno ai 4000 metri hanno superato tutte le nostre attese.
Ma andiamo con ordine.
Le strade: avevamo letto di tutto sulle difficoltà di guidare mezzi propri da queste parti, e le informazioni raccolte erano molto scoraggianti. A conti fatti peró possiamo dire che le paure erano eccessive, anche se decisamente fondate. Le piste sono molto sconnesse ma la difficoltà maggiore è dovuta all'assenza di indicazioni stradali alle deviazioni. Le cartine non aiutano perché non esiste a nostra conoscenza una buona mappa stradale del paese. Il GPS contiene solo le strade principali del paese. E non aiuta nemmeno chiedere informazioni alla gente del luogo che non sembra avere una grande cognizione del territorio in cui vive. In ogni caso direi che ce la siamo cavati abbastanza bene.
Un altro problema è stato la difficoltà di trovare diesel in Bolivia, dove spesso il carburante viene negato agli stranieri: noi siamo partiti con 140 litri anche perché nel tratto da Uyuni a San Pedro de Atacama non esistono distributori, fortunatamente la quantità era più che sufficiente.
L'auto ha per ora ben sopportato gli strapazzi a cui è stata sottoposta, anche i molti chilometri percorsi sul dannoso salar de Uyuni non sembrano aver avuto conseguenze.
La meteo: come quasi sempre in questa stagione le giornate nell'altipiano sono terse ed il cielo è di un blu molto vivace. Ad eccezione di un giorno anche per noi è stato così. Le temperature di giorno sono gradevoli ed il vento si fa sentire in modo abbastanza discreto. Ma spesso appena giunge la sera il vento diventa a tratti molto violento e le temperature si abbassano impietosamente. Nelle notti alle lagune il nostro termometro misurava temperature attorno ai dieci gradi sotto zero ed il vento scuoteva in modo a tratti terribile la nostra casetta, fortunatamente siamo riusciti a trovare un minimo di riparo nascondendoci dietro alla centrale dei guardiani del parco nazionale! Per far fronte alle attese temperature glaciali abbiamo un riscaldamento a diesel con tanto di kit per l'altitudine che regola il pompaggio del carburante in funzione della minore concentrazione di ossigeno nell'aria; è stata per noi una "gioia" constatare che superati i 4000 metri il sistema si è inceppato e di conseguenza ci siamo dovuti rassegnare a svegliarci con uno spesso strato di ghiaccio che ricopriva l'interno della cellula abitativa.
Fortunatamente Ferruccio ci ha equipaggiato con sacchi a pelo eccezionali! I risvegli con l'acqua gelata peró non sono stati dei più felici; fortunatamente almeno un giorno è sembrato un dono divino la presenza di una fonte di acqua termale con acqua a 32 gradi proprio accanto al nostro posteggio per la notte...
L'altitudine: la difficoltà maggiore per entrambi è stato peró rimanere per diversi giorni in altitudine. Durante il giorno i sintomi sono lievi e passeggeri, ma di notte la minore concentrazione di ossigeno si è a tratti fatta sentire in modo violentissimo con attacchi in cui ci sembra di soffocare: davvero una bruttissima sensazione.
Fin qui abbiamo raccontato le difficoltà di questa settimana, che peró hanno reso questi giorni ancora più indimenticabili ed aumentano la soddisfazione di essere tra i pochi turisti ad affrontare questi percorsi con un mezzo proprio e senza una guida!
C'è peró dell'altro, ed è qualcosa che non si può raccontare a parole. Non è possibile spiegare cosa si prova davanti allo spettacolo che la natura offre in questa regione: la varietà di colori è strabiliante e nessuna fotografia potrà mai rendere l'idea di quello che veramente si ha di fronte attraversando questi paesaggi. Noi siamo spesso rimasti senza parole davanti a questi capolavori della natura.
Non si puó spiegare cosa si prova vivendo un tramonto ed un'alba in perfetta solitudine sull'isola al centro del salar de Uyuni oppure svegliarsi di fronte alle rosse acque della laguna colorada quando ancora gli altri turisti non sono arrivati. L'abbiamo detto anche altre volte dopo altri viaggi, ma la sensazione, supportata anche dall'opinione di numerosi altri viaggiatori che hanno girato tutto il mondo, è che questa volta ci siamo veramente trovati ad attraversare una delle regioni più spettacolari, se non addirittura la più spettacolare, del nostro pianeta!
Rimandiamo alla prossima visita in Bolivia la descrizione di città e della gente in quanto in questa prima esperienza boliviana di gente non ne abbiamo incontrata molta!
Ora ci stiamo godendo qualche giorno tranquillo nei dintorni di San Pedro de Atacama in Cile prima di ripartire. Avrete presto nostre notizie.
Hasta la proxima
Fra e Babi
La Paz(za)
Cosa raccontarvi di questa famosa città? Nota per la sua altitudine, la posizione bizzarra, per le "case" costruite in bilico sui burroni, per il caos creato da una marea di auto, camion, pulmini, carretti e persone che si spostano in maniera disordinata e rumorosa senza rispettare le minime regole stradali e civili e per i mercati che vendono veramente di tutto...ebbene, é tutta realtà.
Noi l'abbiamo vissuta per due giorni e siccome non siamo particolarmente amanti delle città é stato sufficiente così.
Abbiamo gironzolato per i mercati che sono l'alternativa ai nostri centri commerciali; qui gli abitanti della città comprano tutto quello che serve loro, mentre i turisti, quasi scortati dalla polizia, osservano incuriositi/innoriditi le bancarelle che offrono talismani e rimedi naturali di ogni specie ed odore...e comprano i prodotti artigianali tipici, la carta igenica (che ogni turista DEVE portare sempre con se) e le foglie di coca per attenuare i sintomi dell'altitudine.
Non ci siamo fatti mancare neppure un paio di giri panoramici in taxi e per fortuna siamo sopravvissuti alle manovre impazzite degli autisi apprezzando la "potenza" di alcuni mezzi praticamente da rottamare che però riescono ancora a sfrecciare per le vie in pendenza della città. Non abbiamo avuto invece il coraggio di usufruire dei pulmini e bus utilizzati dai locali per spostarsi all'interno della città; a parte le condizioni pessime dei veicoli con gomme completamente lisce, risultava difficile capirne i tragitti poiché vengono urlati dal finestrino mentre il mezzo é in movimento e se anche si vuole salire/scendere bisogna farlo al volo!!!
I cittadini di La Paz...molto eterogenei come in ogni grande città, ma veramente molto dignitosi, non dimentichiamoci che la Bolivia è il più povero dei paesi sudamericani; noi non ci siamo mai sentiti "in pericolo" e non siamo mai stati importunati in maniera fastidiosa da mendicanti o cercatori di clienti come invece succede in altre città di altri paesi confinanti.
L'unica nota dolente della nostra breve visita riguarda l'entrata e l'uscita dalla città: attraversare il centro di La Paz con il suo sali-scendi e le strade piene di buche cercando di seguire la mappa con l'iphone (le cartine boliviane sono molto scadenti) ha messo a dura prova i nostri nervi e timpani; uscendo da sud pensavamo di evitare il caos...ma a El Alto ci siamo ritrovati imbottigliati nel traffico dei soliti taxi/pulmini/bus/carretti e pedoni...ma siamo migliorati cominciando anche noi a clacsonare ed a sbracciare per farci posto!!!
A presto
Babi e Fra
Noi l'abbiamo vissuta per due giorni e siccome non siamo particolarmente amanti delle città é stato sufficiente così.
Abbiamo gironzolato per i mercati che sono l'alternativa ai nostri centri commerciali; qui gli abitanti della città comprano tutto quello che serve loro, mentre i turisti, quasi scortati dalla polizia, osservano incuriositi/innoriditi le bancarelle che offrono talismani e rimedi naturali di ogni specie ed odore...e comprano i prodotti artigianali tipici, la carta igenica (che ogni turista DEVE portare sempre con se) e le foglie di coca per attenuare i sintomi dell'altitudine.
Non ci siamo fatti mancare neppure un paio di giri panoramici in taxi e per fortuna siamo sopravvissuti alle manovre impazzite degli autisi apprezzando la "potenza" di alcuni mezzi praticamente da rottamare che però riescono ancora a sfrecciare per le vie in pendenza della città. Non abbiamo avuto invece il coraggio di usufruire dei pulmini e bus utilizzati dai locali per spostarsi all'interno della città; a parte le condizioni pessime dei veicoli con gomme completamente lisce, risultava difficile capirne i tragitti poiché vengono urlati dal finestrino mentre il mezzo é in movimento e se anche si vuole salire/scendere bisogna farlo al volo!!!
I cittadini di La Paz...molto eterogenei come in ogni grande città, ma veramente molto dignitosi, non dimentichiamoci che la Bolivia è il più povero dei paesi sudamericani; noi non ci siamo mai sentiti "in pericolo" e non siamo mai stati importunati in maniera fastidiosa da mendicanti o cercatori di clienti come invece succede in altre città di altri paesi confinanti.
L'unica nota dolente della nostra breve visita riguarda l'entrata e l'uscita dalla città: attraversare il centro di La Paz con il suo sali-scendi e le strade piene di buche cercando di seguire la mappa con l'iphone (le cartine boliviane sono molto scadenti) ha messo a dura prova i nostri nervi e timpani; uscendo da sud pensavamo di evitare il caos...ma a El Alto ci siamo ritrovati imbottigliati nel traffico dei soliti taxi/pulmini/bus/carretti e pedoni...ma siamo migliorati cominciando anche noi a clacsonare ed a sbracciare per farci posto!!!
A presto
Babi e Fra
Machu Picchu
L 'avvicinamento al Machu Picchu é stato lungo, tortuoso e non privo di imprevisti; oggi finalmente siamo riusciti a prendere il treno che da Ollantaytambo porta, lungo la valle sacra, fino al paesello di Aguas Calientes; da lì abbiamo continuato con il piccolo bus che in una ventina di minuti ci ha portato, a folle velocità lungo l'impressionante serie di tornanti in salita, fino all'entrata del sito archeologico.
Dopo una breve e diligente attesa passaporto alla mano, eccoci pronti al primo fortissimo impatto con il luogo mitico: una breve salita porta alla"capanna del custode", da lì la vista si apre sulla classica immagine del Machu Picchu con la cittadina sovrastata dalla spettacolare montagna Wayna Picchu. Il tempo ci aiuta e in questo inizio di stagione di piogge ci concede una tregua regalandoci una bella giornata con il sole (e annessa ustione) a far capolino tra le nubi tipiche del luogo.
La vista è splendida e decidiamo di fermarci un'oretta in quello che è il punto più spettacolare di tutta la cittadina. Da qui via il percorso scende lungo una lunga serie de vicoli e scalinate attraverso i vari quartieri e si possono ammirare le abitazioni ottimamente conservate ed i vari templi sparsi in vari punti della città. Soprattutto questi ultimi impressionano per la precisione con cui sono costruiti, con le enormi pietre incastrate una nell'altra come in un gigantesco, millimetrico e perfetto puzzle.
La nota più negativa della giornata è legata al capitolo esborso e controlli: si paga (tanto) il treno, si paga (tanto) il bus, si paga (tanto) l'entrata, si paga l'uso del wc, non si può mangiare, non si può bere, non si può usare il bastone da trekking, non si può uscire dai percorsi indicati...non è proprio un luogo incontaminato come era nel nostro immaginario ma piuttosto una semplice e efficientissima macchina per fare soldi.
Alla fine della visita rimane comunque l'impressione che Machu Picchu sia veramente quanto di più straordinario l'ingegno umano abbia saputo costruire, visto anche l'assurdo luogo in cui è stato edificato ed il periodo di realizzazione (si ipotizza attorno al 1450).
Però questo luogo, seppur straordinario, non ha suscitato le stesse emozioni e lo stesso stupore che hanno suscitato in noi altri luoghi (Salar de Uyuni, Iguazú e altri), questo ad ulteriore dimostrazione che l'uomo non riuscirà mai ad avvicinare la perfezione che sa esprimere la Natura.
Hasta la proxima
Fra e Babi
Dopo una breve e diligente attesa passaporto alla mano, eccoci pronti al primo fortissimo impatto con il luogo mitico: una breve salita porta alla"capanna del custode", da lì la vista si apre sulla classica immagine del Machu Picchu con la cittadina sovrastata dalla spettacolare montagna Wayna Picchu. Il tempo ci aiuta e in questo inizio di stagione di piogge ci concede una tregua regalandoci una bella giornata con il sole (e annessa ustione) a far capolino tra le nubi tipiche del luogo.
La vista è splendida e decidiamo di fermarci un'oretta in quello che è il punto più spettacolare di tutta la cittadina. Da qui via il percorso scende lungo una lunga serie de vicoli e scalinate attraverso i vari quartieri e si possono ammirare le abitazioni ottimamente conservate ed i vari templi sparsi in vari punti della città. Soprattutto questi ultimi impressionano per la precisione con cui sono costruiti, con le enormi pietre incastrate una nell'altra come in un gigantesco, millimetrico e perfetto puzzle.
La nota più negativa della giornata è legata al capitolo esborso e controlli: si paga (tanto) il treno, si paga (tanto) il bus, si paga (tanto) l'entrata, si paga l'uso del wc, non si può mangiare, non si può bere, non si può usare il bastone da trekking, non si può uscire dai percorsi indicati...non è proprio un luogo incontaminato come era nel nostro immaginario ma piuttosto una semplice e efficientissima macchina per fare soldi.
Alla fine della visita rimane comunque l'impressione che Machu Picchu sia veramente quanto di più straordinario l'ingegno umano abbia saputo costruire, visto anche l'assurdo luogo in cui è stato edificato ed il periodo di realizzazione (si ipotizza attorno al 1450).
Però questo luogo, seppur straordinario, non ha suscitato le stesse emozioni e lo stesso stupore che hanno suscitato in noi altri luoghi (Salar de Uyuni, Iguazú e altri), questo ad ulteriore dimostrazione che l'uomo non riuscirà mai ad avvicinare la perfezione che sa esprimere la Natura.
Hasta la proxima
Fra e Babi
Perù
Abbiamo raggiunto il punto più a nord del nostro viaggio: il Perù, più precisamente il Machu Picchu e le linee di Nasca.
Visto che la gastroenterite ci ha costretto quattro giorni a letto a Cusco e che già avevamo dovuto modificare il tragitto originariamente pianificato per evitare il periodo delle pioggie sull'altipiano boliviano, abbiamo dovuto percorrere i tanti chilometri in Perù velocemente per garantirci in seguito il tempo sufficiente per raggiungere la Tierra del Fuego e goderci tranquillamente l'Argentina ed il Cile.
Probabilmente questo influisce un po' sul nostro giudizio riguardo a ciò che abbiamo visitato e vissuto.
Desideriamo ringraziare per la compagnia in due piacevoli serate, l'aiuto ed il supporto Athos, Enrico ed i partecipanti delle spedizioni italoticinesi African Adventures e CAP180, incontrate casualmente dopo esserci visti una prima volta in Ticino in giugno!
Inoltre un grande ringraziamento va a Loredano, uno dei medici del gruppo di CAP 180 che si é messo gentilmente a disposizione per tre visite al malcapitato Fra, averci rifornito di medicamenti ed aver infierito con un'intramuscolare nella chiappa del Fra!
Ma andiamo con ordine:
- il lago Titicaca é molto panoramico: il suo colore blu intenso, la Cordillera Real innevata che lo sovrasta, la sua altitudine (3850mt), la storia e le usanze in parte ancora mantenute lo rendono spettacolare ed unico; ma le rive sono abbastanza sporche e purtroppo si ha l'impressione (supportata dall'odore) che tutte le acque di scarico vi vadano a finire dentro. Peccato.
l'altipiano andino peruviano offre splendidi paesaggi e migliaia di camelidi; purtroppo però queste regioni sono relativamente tanto popolate e non hanno quindi lo stesso fascino di quelle boliviane.
- Cusco é una città molto bella, giustamente il centro cittadino fa parte del Patrimonio Mondiale dell'Unesco, ed è quindi invaso dai turisti che affollano le belle stradine costeggiate da muri Inca ed i tanti altri luoghi da visitare. La Plaza de Armas dopo il tramonto é splendida, poche altre piazze (anche in Europa) ci hanno così affascinato! Purtroppo oltre che dai turisti il centro è pure invaso da venditori ambulanti, mendicanti e, ciò che più mi ha disturbato, bambini molto piccoli che si portano appresso caprette o lama per farsi fotografare in cambio di pochi spiccioli. Della Valle Sagrada e del Machu Picchu abbiamo già scritto.
- Nasca deve tutta la sua fama e fortuna alle linee scoperte per caso sorvolando la zona attorno al 1930. Osservandole dal mirador a lato della panamericana nasce il dubbio che queste siano una trovata turistica e che vengano ripulite e rifatte regolarmente, ma il volo in aereo offre la più completa visione. Che siano opera dell'uomo o di non meglio definite entità superiori restano uno spettacolo affascinante. Il volo in aereo è stato intrapreso solo dall'intrepido Fra in quanto il mio proverbiale terrore del volo mi ha impedito di mettere piede sul Cessna che sorvola Nasca...
- la Panamericana fino al confine con il Cile attraversa splendide valli desertiche e costeggia a tratti l'Oceano Pacifico. I colori della sabbia e le piste della Dakar hanno reso la nostra corsa verso sud molto più piacevole del previsto.
Il punto negativo del Perù è però legato alle abitudini di guida dei peruviani: molto indisciplinati rendono la circolazione pericolosissima anche perchè molti di essi sono alla guida di camion enormi. I centri delle città sono il caos più assoluto dove l'unica legge che vige è quella del più forte, mancando molto spesso un minimo di regolazione del traffico! Al rientro in Cile una delle nostre prime esclamazioni é stata: "che silenzio...nessuno che suona il clacson"!
Visto che la gastroenterite ci ha costretto quattro giorni a letto a Cusco e che già avevamo dovuto modificare il tragitto originariamente pianificato per evitare il periodo delle pioggie sull'altipiano boliviano, abbiamo dovuto percorrere i tanti chilometri in Perù velocemente per garantirci in seguito il tempo sufficiente per raggiungere la Tierra del Fuego e goderci tranquillamente l'Argentina ed il Cile.
Probabilmente questo influisce un po' sul nostro giudizio riguardo a ciò che abbiamo visitato e vissuto.
Desideriamo ringraziare per la compagnia in due piacevoli serate, l'aiuto ed il supporto Athos, Enrico ed i partecipanti delle spedizioni italoticinesi African Adventures e CAP180, incontrate casualmente dopo esserci visti una prima volta in Ticino in giugno!
Inoltre un grande ringraziamento va a Loredano, uno dei medici del gruppo di CAP 180 che si é messo gentilmente a disposizione per tre visite al malcapitato Fra, averci rifornito di medicamenti ed aver infierito con un'intramuscolare nella chiappa del Fra!
Ma andiamo con ordine:
- il lago Titicaca é molto panoramico: il suo colore blu intenso, la Cordillera Real innevata che lo sovrasta, la sua altitudine (3850mt), la storia e le usanze in parte ancora mantenute lo rendono spettacolare ed unico; ma le rive sono abbastanza sporche e purtroppo si ha l'impressione (supportata dall'odore) che tutte le acque di scarico vi vadano a finire dentro. Peccato.
l'altipiano andino peruviano offre splendidi paesaggi e migliaia di camelidi; purtroppo però queste regioni sono relativamente tanto popolate e non hanno quindi lo stesso fascino di quelle boliviane.
- Cusco é una città molto bella, giustamente il centro cittadino fa parte del Patrimonio Mondiale dell'Unesco, ed è quindi invaso dai turisti che affollano le belle stradine costeggiate da muri Inca ed i tanti altri luoghi da visitare. La Plaza de Armas dopo il tramonto é splendida, poche altre piazze (anche in Europa) ci hanno così affascinato! Purtroppo oltre che dai turisti il centro è pure invaso da venditori ambulanti, mendicanti e, ciò che più mi ha disturbato, bambini molto piccoli che si portano appresso caprette o lama per farsi fotografare in cambio di pochi spiccioli. Della Valle Sagrada e del Machu Picchu abbiamo già scritto.
- Nasca deve tutta la sua fama e fortuna alle linee scoperte per caso sorvolando la zona attorno al 1930. Osservandole dal mirador a lato della panamericana nasce il dubbio che queste siano una trovata turistica e che vengano ripulite e rifatte regolarmente, ma il volo in aereo offre la più completa visione. Che siano opera dell'uomo o di non meglio definite entità superiori restano uno spettacolo affascinante. Il volo in aereo è stato intrapreso solo dall'intrepido Fra in quanto il mio proverbiale terrore del volo mi ha impedito di mettere piede sul Cessna che sorvola Nasca...
- la Panamericana fino al confine con il Cile attraversa splendide valli desertiche e costeggia a tratti l'Oceano Pacifico. I colori della sabbia e le piste della Dakar hanno reso la nostra corsa verso sud molto più piacevole del previsto.
Il punto negativo del Perù è però legato alle abitudini di guida dei peruviani: molto indisciplinati rendono la circolazione pericolosissima anche perchè molti di essi sono alla guida di camion enormi. I centri delle città sono il caos più assoluto dove l'unica legge che vige è quella del più forte, mancando molto spesso un minimo di regolazione del traffico! Al rientro in Cile una delle nostre prime esclamazioni é stata: "che silenzio...nessuno che suona il clacson"!
SIAMO ARRIVATI A METÀ!
Tre mesi sono trascorsi dal nostro arrivo in Argentina e ce ne restano altri tre per raggiungere Ushuaia.
Abbiamo percorso circa 15000 chilometri in auto, volato fino ad Iguazú e navigato fino in Uruguay attraversando 12 confini, visitando luoghi splendidi e incontrando persone molto interessanti.
Un riassunto di tutto è difficile perchè i luoghi visti finora sono stati molti, ma quelli che per ora più ci hanno affascinato sono senza dubbio (in ordine di visita):
Le cascate di Iguazú: sarebbe stato bello arrivarci in auto poiché la provincia di Corrientes e Missiones ci dicono essere molto belle, ma comunque non dimenticheremo mai lo spettacolo offerto dalle cascate e la sensazione provata sulla terrazza alla Garganta del Diablo
Il Salar de Uyuni: guidare sul bianchissimo ed immenso lago di sale è stato emozionante così come svegliarci alle 5 del mattino per salire sulla cima dell'isola Inkahuasi dove SOLI abbiamo visto l'alba
Le lagune dell'altipiano boliviano: sapevamo che questo tratto era il più difficile da percorrere da soli poiché le condizioni stradali e meteorologiche sono a volte proibitive, ma ce la siamo cavata egregiamente. I colori dell'altipiano sono indescrivibili, nessuna fotografia renderà mai giustizia al rosso della Laguna Colorada zeppa di fenicotteri o alle sfumature dei vulcani.
Machu Picchu: come già scritto il contorno ci ha un po' deluso, ma la città è incredibile. L'ubicazione è assolutamente splendida, immaginare come l'abbiano potuta costruire in un luogo tanto difficile da raggiungere ci ha lasciato stupefatti. Nonostante i difficili giorni precedenti siamo contenti di aver fatto la lunga trasferta.
I passi andini tra Cile e Argentina: quelli percorsi fino ad ora erano magnifici; lo Jama, il San Francisco e il lato cileno dell'Agua Negra.
Oltre ai luoghi ci hanno affascinato anche molte persone incontrate lungo il nostro cammino. Siano essi viaggiatori o gente del posto il contatto è immediato, senza esitazione arrivano e ci chiedono informazioni sul nostro viaggio e sul Milodón. Soprattutto gli argentini si interessano del nostro percorso e ci tengono a darci consigli su luoghi da visitare, hanno tutti un amore incredibile per la loro nazione.
I viaggiatori europei attraversano questi paesi utilizzando i mezzi più diversi, ma sono tutti molto organizzati: i tedeschi hanno veri e propri camion da fuoristrada con degli appartamenti di lusso all'interno oppure viaggiano con LandRover o Toyota LandCruiser con o senza cellula abitativa, i francesi si spostano con normali camper o in bicicletta mentre gli inglesi prediligono la bicicletta o lo zaino in spalla.
C'è una statistica interessante fatta dal governo francese che raccoglie i dati dei viaggiatori di lunga durata che ogni anno gironzolano per il mondo: i più numerosi sono i tedeschi (200000) seguiti dagli svizzeri (150000) e dai francesi (100000)...siamo pochi, ma siamo ovunque!
Gli incontri avvengono nei campeggi o nei punti di sosta ed è incredibile come ci si senta tutti parte di un'unica grande famiglia; ci si scambiano informazioni, si osservano i mezzi e si trascorre qualche ora insieme a chiacchierare di luoghi visti o da vedere.
Quello che abbiamo però osservato è che molti viaggiatori entrano poco in contatto con la gente del posto perché la maggior parte di loro non parla lo spagnolo e non si ferma nei campeggi, ma sosta nella natura: è davvero un gran peccato.
Altra categoria di persone che spesso incontriamo nei campeggi sono i viaggiatori sudamericani (soprattutto argentini) che invece viaggiano con camper malandati, bus non più utilizzabili per il trasporto di passeggeri ed adibiti ad abitazione, furgoni da lavoro con all'interno un materasso e tanto caos o semplicemente in tenda. Nei mezzi di trasporto gli europei stravincono, ma gli argentini sono imbattibili per l'attrezzatura da grill...un vero culto nazionale!
Tutte le domeniche abbiamo assistito con l'acquolina in bocca al rito dell'asado: anche se il sabato sera hanno fatto le ore piccole si svegliano prestissimo per scegliere la postazione migliore e per cominciare a preparare il fuoco per il pranzo al quale partecipa tutta la famiglia. I grill spuntano ovunque: nei campeggi, lungo le strade (di solito ogni pianta che da un po' di ombra è già picchettata alle 9 del mattino) e all'interno delle rotonde stradali, spesso anche in luoghi di dubbia bellezza paesaggistica!
I chilometri da percorrere sono ancora tanti e sicuramente ci riserveranno altri splendidi paesaggi da scoprire ed altri incontri interessanti! Siamo solo a metà....
Hasta la proxima
Babi e Fra
Santa Rosa, Leleque
Atilio, fiero del suo sangue 100% mapuche, ha aperto le porte della sua umile casa nella Reserva Santa Rosa, Leleque, ai due"winka"(uomo bianco) che, parole sue, "sono venuti con l'umiltà di conoscere da vicino la sua cultura".
Ci ha raccontato dei riti ancestrali a cui da bambino ha assistito, ci ha raccontato la storia del suo popolo, delle discriminazioni e dei soprusi vissuti quando era bambino da parte dell'uomo bianco; in lacrime ci ha descritto le torture e le mutilazioni praticate prima dai gallesi quando arrivarono nelle loro terre e poi dall'esercito argentino; ci ha parlato dei processi in atto contro Benetton che ha acquistato estancias nelle loro terre (circa un milione di ettari!) e che ora gestisce il museo sulla cultura mapuche(!).
Ce ne siamo andati da quella piccola, fredda e spoglia casa con un discutibile centrotavola di lana di pecora tessuto al telaio da Rosa, la moglie, ed un altrettanto discutibile borsellino in pelle fatto dalla figlia, ma soprattutto ce ne siamo andati contenti di avere avuto il privilegio di conoscere e di ascoltare i racconti di un mapuche, 100% mapuche e, giustamente, fiero di esserlo!
Foto della Riserva Santa Rosa
Ci ha raccontato dei riti ancestrali a cui da bambino ha assistito, ci ha raccontato la storia del suo popolo, delle discriminazioni e dei soprusi vissuti quando era bambino da parte dell'uomo bianco; in lacrime ci ha descritto le torture e le mutilazioni praticate prima dai gallesi quando arrivarono nelle loro terre e poi dall'esercito argentino; ci ha parlato dei processi in atto contro Benetton che ha acquistato estancias nelle loro terre (circa un milione di ettari!) e che ora gestisce il museo sulla cultura mapuche(!).
Ce ne siamo andati da quella piccola, fredda e spoglia casa con un discutibile centrotavola di lana di pecora tessuto al telaio da Rosa, la moglie, ed un altrettanto discutibile borsellino in pelle fatto dalla figlia, ma soprattutto ce ne siamo andati contenti di avere avuto il privilegio di conoscere e di ascoltare i racconti di un mapuche, 100% mapuche e, giustamente, fiero di esserlo!
Foto della Riserva Santa Rosa
Foto dell'Estancia Benetton
Hosteria Piedra Pintada
HOSTERIA PIEDRA PINTADA - Lago Pulmari
Nel 2010, nel pieno dei preparativi del nostro primo viaggio in Patagonia, abbiamo casualmente visto a Falò un documentario che raccontava la vicenda della famiglia italo-svizzera dei Panciotto emigrati da molti anni in Sudamerica e che una decina di anni fa ha costruito un albergo nella remota e selvaggia regione del Lago Pulmari, Neuquen, Argentina. Il documentario raccontava della chiusura dell'albergo in seguito all'opposizione del popolo Mapuche che rivendicava quelle terre. La vicenda ci aveva colpiti così come la bellezza del paesaggio, e così ci siamo detti che un giorno ci saremmo andati.
Domenica 30 dicembre 2012 quel giorno è finalmente arrivato.
Sebbene il vento quella sera non desse tregua e la temperatura era freddina abbiamo subito capito che il posto era effettivamente di una particolare bellezza.
La famiglia Panciotto si è dimostrata molto gentile invitandoci nel loro quincho a bere e chiacchierare, raccontandoci i particolari della loro vicenda che hanno portato ad una temporanea (?) riapertura dell'albergo.
Il giorno seguente ci siamo svegliati con il cielo limpido e senza vento: la vista sul lago era davvero mozzafiato. Con un fuoristrada abbiamo percorso l'intera tenuta tra vacche, cervi rossi, daini e cervi cinesi (questa è la terza più grande riserva al mondo di questa razza ormai quasi estinta) ed abbiamo apprezzato in pieno la bellezza di questo paesaggio così selvaggio!
Il pomeriggio saremmo dovuti ripartire per festeggiare capodanno nella nostra casetta a San Martin de los Andes, ma i Panciotto ci hanno invitato a condividere con loro il tradizionale cordero asado patagonico, e noi ben volentieri abbiamo accettato.
Abbiamo lasciato l'Hosteria Piedra Pintada ed il simpatico Nino Panciotto con un caloroso arrivederci perché qui, presto o tardi, ritorneremo!
http://la1.rsi.ch/falo/welcome.cfm?idg=0&ids=890&idc=41233
Nel 2010, nel pieno dei preparativi del nostro primo viaggio in Patagonia, abbiamo casualmente visto a Falò un documentario che raccontava la vicenda della famiglia italo-svizzera dei Panciotto emigrati da molti anni in Sudamerica e che una decina di anni fa ha costruito un albergo nella remota e selvaggia regione del Lago Pulmari, Neuquen, Argentina. Il documentario raccontava della chiusura dell'albergo in seguito all'opposizione del popolo Mapuche che rivendicava quelle terre. La vicenda ci aveva colpiti così come la bellezza del paesaggio, e così ci siamo detti che un giorno ci saremmo andati.
Domenica 30 dicembre 2012 quel giorno è finalmente arrivato.
Sebbene il vento quella sera non desse tregua e la temperatura era freddina abbiamo subito capito che il posto era effettivamente di una particolare bellezza.
La famiglia Panciotto si è dimostrata molto gentile invitandoci nel loro quincho a bere e chiacchierare, raccontandoci i particolari della loro vicenda che hanno portato ad una temporanea (?) riapertura dell'albergo.
Il giorno seguente ci siamo svegliati con il cielo limpido e senza vento: la vista sul lago era davvero mozzafiato. Con un fuoristrada abbiamo percorso l'intera tenuta tra vacche, cervi rossi, daini e cervi cinesi (questa è la terza più grande riserva al mondo di questa razza ormai quasi estinta) ed abbiamo apprezzato in pieno la bellezza di questo paesaggio così selvaggio!
Il pomeriggio saremmo dovuti ripartire per festeggiare capodanno nella nostra casetta a San Martin de los Andes, ma i Panciotto ci hanno invitato a condividere con loro il tradizionale cordero asado patagonico, e noi ben volentieri abbiamo accettato.
Abbiamo lasciato l'Hosteria Piedra Pintada ed il simpatico Nino Panciotto con un caloroso arrivederci perché qui, presto o tardi, ritorneremo!
http://la1.rsi.ch/falo/welcome.cfm?idg=0&ids=890&idc=41233
L'arte di improvvisare!
Per viaggiare in Sudamerica bisogna, volenti o nolenti, essere bravi ad improvvisare. È del tutto inutile fare dei programmi a medio termine perché qui gli inghippi e gli imprevisti sono all'ordine del giorno; fortunatamente noi siamo abbastanza abituati a vivere così perché soprattutto al Fra non pisce fare programmi e quindi ben si adatta a questo stile di vita.
Siamo partiti venerdì da Pucon per tornare 600 km più a nord con l'intenzione di vedere Isla Negra con la casa museo di Pablo Neruda, visitare Valparaiso e poi attraverso il Passo del Cristo Redentor e la Valle dell'Aconcagua tornare a Mendoza per poi ripercorrere in direzione sud il tratto sterrato di Ruta 40 che ci siamo persi al primo passaggio. Tutti questi luoghi avremmo già dovuto vederli un mese e mezzo fa ma avevamo dovuto rinunciare a causa del maltempo; in questi giorni era previsto bel tempo ed abbiamo quindi deciso di ripartire in direzione nord. Arrivati a Isla Negra, dopo 600 ventosi chilometri a 33 gradi, abbiamo appreso che proprio quel giorno cominciava lo sciopero dei lavoratori della Fondazione Neruda e di conseguenza tutte e tre le case museo del Poeta erano chiuse. Siamo allora andati a Valparaiso dove ci sono piaciuti molto i tipici e colorati quartieri arrocati sulle colline. L'indomani abbiamo affrontato la trafficata valle che porta al confine con l'Argentina, ma giunti a pochi chilometri dalla dogana un simpatico poliziotto cileno ci ha comunicato che il passo sarebbe rimasto chiuso per lavori e quindi non siamo potuti passare. Inoltre nella regione a sud di Mendoza dove, secondo le guide del posto, "nunca llueve" erano previsti quattro giorni di pioggia ed affrontare lo sterrato della 40 in quelle condizioni sarebbe potuto risultare insidioso.
Per cui abbiamo deciso di ripiegare su una non prevista visita a Santiago per poi di nuovo affrontare i 600 ventosi e caldi chilometri verso sud.
Da qui via ritorneremo ad improvvisare e a programmare giorno per giorno l'itinerario da seguire. Adattandoci ai tanti imprevisti tipici di quaggiù.
La Corrente di Humboldt
ALEXANDER VON HUMBOLDT
Nato a Berlino nel 1769 e descritto da Darwin come il più grande scienziato-viaggiatore mai esistito. Tra il 1799 e il 1804 viaggiò attraverso il Sudamerica studiandone l'ambiente naturale, la geologia e le caratteristiche climatiche. Proprio nel corso del suo soggiorno in Perù rilevò la corrente che da lui prenderà il nome.
LA CORRENTE DI HUMBOLDT
Determinante per il clima della costa pacifica sono le acque gelide dell'oceano, a tutte le latitudini e anche d'estate, per il passaggio della Corrente di Humboldt. Essa è paragonabile a un immenso fiume di acqua la cui temperatura varia tra i 10 ed i 18 gradi a secondo della stagione, largo 600 km e profondo 400 metri, che viaggia ad una velocità tra i 40 ed i 60 metri all'ora proveniente dalle coste dell'Antartide e che costeggia le coste del Cile fino al Perù, per poi dirigersi verso l'oceano aperto.
La Corrente di Humboldt, anziché addolcire il clima, raffredda l'aria e condensa l'umidità del vento proveniente dal mare, causando le spesse coltri di nebbia (camanchaca) che avvolgono, estate ed inverno, il rilievo costiero. Queste nebbie a contatto con il terreno si condensano in rugiada, ma non danno mai origine a pioggia.
Il nostro primo incontro con la Corrente di Humboldt e la scoperta della sua esistenza sono stati scioccanti: provenivamo da una lunga permanenza in altitudine tra la Bolivia e la zona di San Pedro de Atacama ed eravamo convinti di arrivare sulla costa e trovarvi un bel sole caldo e tanto ossigeno che ci avrebbero rigenerato dopo le notti fredde e le giornate ventose in altitudine. La nostra convinzione era basata sull'osservazione, durante i mesi precedenti al nostro viaggio, dell'app meteo dell'iPhone che indicava che ad Arica il tempo era sempre soleggiato e la temperatura costantemente sopra i 20 gradi.
Arrivati sulla costa a sud di Iquique, invece, ci siamo trovati avvolti in una nebbia fitta; abbiamo pensato che era un caso e che ad Arica avremmo trovato sicuramente il sole! Lasciata Iquique per salire verso Arica ritorniamo nel bel mezzo del caldo, arido e soleggiato deserto (dove non cade una goccia di pioggia da più di 40 anni) ma, avvicinandoci alla costa, il sole pian piano si è nuovamente oscurato e la nebbia ci ha privato della vista delle dune attorno a noi!
Che sfortuna, abbiamo detto, qui sono mesi che il tempo è sempre bello e proprio quando arriviamo noi è brutto! Il giorno seguente ci siamo svegliati con la stessa fitta nebbia ed allora è sorto ad entrambi il dubbio che l'app non fosse proprio corretta ed erudendoci con le varie guide in nostro possesso siamo venuti a conoscenza della "maledetta" Corrente di Humboldt!
Da allora ogni volta che ci avviciniamo alla costa siamo pronti al triste incontro, ma non riusciamo proprio ad abituarci poiché questa corrente stravolge la nostra immagine e le nostre aspettative. Oltre alla nebbia che ci colpisce è la differenza di temperatura rispetto alle Ande: per esempio siamo partiti da Pucon (nel mezzo della Cordillera) con 35 gradi diurni e 26 notturni per arrivare ad Isla Negra con la massima di 18 e la minima di 10....
Fino ad ora abbiamo trascorso 14 giorni sulla costa del Pacifico dei quali nemmeno uno con un bel sole splendente; un paio di volte la nebbia si è diradata qualche istante verso mezzogiorno ma questo non è sufficiente a far cambiare l'opinione che Francesco ha di quest’oceano...sarà molto difficile convincerlo in futuro che ci sono mete fantastiche da visitare, Barbara confida nelle foto di Filo da Papete!
Nato a Berlino nel 1769 e descritto da Darwin come il più grande scienziato-viaggiatore mai esistito. Tra il 1799 e il 1804 viaggiò attraverso il Sudamerica studiandone l'ambiente naturale, la geologia e le caratteristiche climatiche. Proprio nel corso del suo soggiorno in Perù rilevò la corrente che da lui prenderà il nome.
LA CORRENTE DI HUMBOLDT
Determinante per il clima della costa pacifica sono le acque gelide dell'oceano, a tutte le latitudini e anche d'estate, per il passaggio della Corrente di Humboldt. Essa è paragonabile a un immenso fiume di acqua la cui temperatura varia tra i 10 ed i 18 gradi a secondo della stagione, largo 600 km e profondo 400 metri, che viaggia ad una velocità tra i 40 ed i 60 metri all'ora proveniente dalle coste dell'Antartide e che costeggia le coste del Cile fino al Perù, per poi dirigersi verso l'oceano aperto.
La Corrente di Humboldt, anziché addolcire il clima, raffredda l'aria e condensa l'umidità del vento proveniente dal mare, causando le spesse coltri di nebbia (camanchaca) che avvolgono, estate ed inverno, il rilievo costiero. Queste nebbie a contatto con il terreno si condensano in rugiada, ma non danno mai origine a pioggia.
Il nostro primo incontro con la Corrente di Humboldt e la scoperta della sua esistenza sono stati scioccanti: provenivamo da una lunga permanenza in altitudine tra la Bolivia e la zona di San Pedro de Atacama ed eravamo convinti di arrivare sulla costa e trovarvi un bel sole caldo e tanto ossigeno che ci avrebbero rigenerato dopo le notti fredde e le giornate ventose in altitudine. La nostra convinzione era basata sull'osservazione, durante i mesi precedenti al nostro viaggio, dell'app meteo dell'iPhone che indicava che ad Arica il tempo era sempre soleggiato e la temperatura costantemente sopra i 20 gradi.
Arrivati sulla costa a sud di Iquique, invece, ci siamo trovati avvolti in una nebbia fitta; abbiamo pensato che era un caso e che ad Arica avremmo trovato sicuramente il sole! Lasciata Iquique per salire verso Arica ritorniamo nel bel mezzo del caldo, arido e soleggiato deserto (dove non cade una goccia di pioggia da più di 40 anni) ma, avvicinandoci alla costa, il sole pian piano si è nuovamente oscurato e la nebbia ci ha privato della vista delle dune attorno a noi!
Che sfortuna, abbiamo detto, qui sono mesi che il tempo è sempre bello e proprio quando arriviamo noi è brutto! Il giorno seguente ci siamo svegliati con la stessa fitta nebbia ed allora è sorto ad entrambi il dubbio che l'app non fosse proprio corretta ed erudendoci con le varie guide in nostro possesso siamo venuti a conoscenza della "maledetta" Corrente di Humboldt!
Da allora ogni volta che ci avviciniamo alla costa siamo pronti al triste incontro, ma non riusciamo proprio ad abituarci poiché questa corrente stravolge la nostra immagine e le nostre aspettative. Oltre alla nebbia che ci colpisce è la differenza di temperatura rispetto alle Ande: per esempio siamo partiti da Pucon (nel mezzo della Cordillera) con 35 gradi diurni e 26 notturni per arrivare ad Isla Negra con la massima di 18 e la minima di 10....
Fino ad ora abbiamo trascorso 14 giorni sulla costa del Pacifico dei quali nemmeno uno con un bel sole splendente; un paio di volte la nebbia si è diradata qualche istante verso mezzogiorno ma questo non è sufficiente a far cambiare l'opinione che Francesco ha di quest’oceano...sarà molto difficile convincerlo in futuro che ci sono mete fantastiche da visitare, Barbara confida nelle foto di Filo da Papete!
La desertite
Dal giorno in cui abbiamo lasciato gli spettacolari paesaggi desertici boliviani ed il deserto di Atacama é ormai passato molto tempo; abbiamo visitato molti posti splendidi e dobbiamo ancora percorrere le strade della mitica Patagonia fino alla Terra del Fuoco ma nonostante ciò spesso ci colpisce un po' di nostalgia ripensando a quei magnifici scenari.
Spulciando tra i vari siti di amici viaggiatori abbiamo trovato questa descrizione della "desertite", che comprende i pro ed i contro di un viaggio in luoghi come quelli (pensiamo che la descrizione possa valere anche per altri deserti...ve lo faremo sapere quando ci andremo).
"La desertite
Così si definisce la tendenza a litigare con il prossimo che dopo qualche giorno colpisce chi viaggia nel deserto. Il clima duro, l'irritabilità a cui portano certe giornate di gran vento, la tensione nervosa conseguenza di tante tappe in condizioni difficili, la mancanza di alcune comodità, un guasto meccanico o un banale errore di navigazione provocano scontri o scatti d'ira o, peggio, interminabili discussioni che hanno come risultato:...NIENTE. Il fenomeno si traduce in una grande irritabilità: la minima contrarietà provoca parolacce o affermazioni inconsuete, le suscettibilità si impennano e portano a volte a risposte violente. Queste crisi, per niente preannunciate, sono violente e improvvise ma la maggior parte delle volte scompaiono senza lasciare traccia.
Forse a questo punto la domanda logica da fare è: perché andarci? La risposta è che una volta che un uomo è stato là ed ha vissuto il battesimo della solitudine, non può farne a meno. Una volta preda dell'incantesimo dello sconfinato, luminoso, muto paese, nessun luogo è per lui abbastanza intenso, nessun altro paesaggio può fornirgli la sensazione estremamente appagante di esistere nel mezzo di qualcosa di assoluto. Ci tornerà, a costo di qualunque spesa e di qualunque disagio, poiché l'assoluto non ha prezzo."
Spulciando tra i vari siti di amici viaggiatori abbiamo trovato questa descrizione della "desertite", che comprende i pro ed i contro di un viaggio in luoghi come quelli (pensiamo che la descrizione possa valere anche per altri deserti...ve lo faremo sapere quando ci andremo).
"La desertite
Così si definisce la tendenza a litigare con il prossimo che dopo qualche giorno colpisce chi viaggia nel deserto. Il clima duro, l'irritabilità a cui portano certe giornate di gran vento, la tensione nervosa conseguenza di tante tappe in condizioni difficili, la mancanza di alcune comodità, un guasto meccanico o un banale errore di navigazione provocano scontri o scatti d'ira o, peggio, interminabili discussioni che hanno come risultato:...NIENTE. Il fenomeno si traduce in una grande irritabilità: la minima contrarietà provoca parolacce o affermazioni inconsuete, le suscettibilità si impennano e portano a volte a risposte violente. Queste crisi, per niente preannunciate, sono violente e improvvise ma la maggior parte delle volte scompaiono senza lasciare traccia.
Forse a questo punto la domanda logica da fare è: perché andarci? La risposta è che una volta che un uomo è stato là ed ha vissuto il battesimo della solitudine, non può farne a meno. Una volta preda dell'incantesimo dello sconfinato, luminoso, muto paese, nessun luogo è per lui abbastanza intenso, nessun altro paesaggio può fornirgli la sensazione estremamente appagante di esistere nel mezzo di qualcosa di assoluto. Ci tornerà, a costo di qualunque spesa e di qualunque disagio, poiché l'assoluto non ha prezzo."
Posti di controllo
Viaggiando in Sudamerica bisogna prepararsi ad attraversare molti posti di controllo impiegandoci un tempo variabile tra il "non fermarti e prosegui dritto" fino alle 5-6 ore di attesa per eseguire le varie procedure. Ci sono molte tipologie di controllo : il classico passaggio di frontiera, il controllo della gendarmeria interregionale , il controllo sanitario, la dogana regionale per le zone franche, i controlli di polizia e carabinieri "a sorpresa" (radar incluso) e i controlli alle entrate delle città.
Prima di partire ci avevano preparato al peggio raccontandoci di mille complicazioni e delle "agevolazioni" che ci sarebbero state richieste per poter proseguire: eravamo quindi pronti a tutto.
L'inizio é stato subito indicativo di come invece funziona la burocrazia quaggiù: a Zarate ci siamo accorti che il numero di telaio dell'auto trascritto sui documenti per lo sdoganamento era sbagliato...attimi di panico seguiti da telefonata all'agente a Buenos Aires che pacatamente ci ha tranquillizzato con il primo "no te preocupe, no pasa nada!", tre giorni dopo al porto spieghiamo il tutto all'agente che ci aiuta per lo sdoganamento e pure lui "no te preocupe, no pasa nada!"...quindi lo seguiamo non troppo convinti nei vari uffici fino alla consegna dell'auto...in effetti non é successo nulla e il numero di telaio l'abbiamo fatto correggere in un altra dogana, ma da Zarate siamo partiti con il documento doganale dell'auto che indicava che il Fra era italiano e un "no te preocupe, no pasa nada!" da parte del doganiere che l'ha redatto e al quale abbiamo subito fatto notare l'errore!
Alla seguente dogana per entrare in Bolivia nessuno si é accorto dell'errore e siamo ripartiti come svedesi...in seguito abbiamo smesso di controllare i dati trascritti sui vari formulari poiché "no te preocupe, no pasa nada!"!
L'iter da seguire per i passaggi di frontiera é abbastanza complicato da capire per noi europei abituati a passare da una nazione all'altra senza quasi neppure mostrare il passaporto. Nella nazione dalla quale si esce si deve fare la coda all'immigrazione per timbrare l'uscita sulla "tarjeta migratoria" e alla dogana per consegnare il documento dell'auto e registrarne l'uscita; nella nazione in cui si fa ingresso bisogna fare la coda all'immigrazione per compilare una nuova "tarjeta migratoria" e alla dogana dove viene registrata l'entrata del veicolo con il nuovo documento, in seguito c'è il controllo sanitario e visivo dell'equipaggio e dell'auto prima di poter finalmente riprendere il cammino. Il tutto dura un tempo variabile dalla mezz'ora alle 6 ore a dipendenza dalla quantità di persone/camion/bus presente, dalla quantità di carabinieri/gendarmi/militari/addetti ai controlli presenti ma, soprattutto, dalla loro organizzazione e tempistica!
La parte più divertente e diversa tra le varie nazioni é il controllo all'entrata dell'equipaggio e sanitario: in Bolivia e Perù praticamente non esiste, ci sono degli addetti che chiedono se hai alimenti e al nostro no segue un "sigue" senza nemmeno dare un occhiata all'auto; in Cile tutto è molto più severo ed organizzato: i bagagli devono passare nello scanner come negli aeroporti, si deve compilare una dichiarazione firmata di ciò che si possiede e segue un controllo dell'auto con entrata in casa per visionare il contenuto...la minuziosità del controllo però per noi non è mai stata esagerata, poiché i controllori si interessavano più del nostro viaggio e del nostro legame con la Dakar "charlando" comodamente seduti sul divanetto con il Fra...; in Argentina il controllo è limitato alla domanda riguardante gli alimenti, ad un'occhiata veloce all'interno della casa e ad una "charlarta" con il Fra.
Per ora (e sono 16 volte che passiamo una frontiera) non abbiamo mai avuto nessun tipo di problema o disguido importante a parte le lunghe attese; le dogane migliori sono quelle tra Argentina e Cile sui passi in altura dove eravamo sempre i soli, mentre le peggiori sono quelle frequentate dai camion, quelle in Perù dove le procedure sono ulteriormente complicate da altri formulari e quelle per entrare in Cile da Perù e Bolivia per i severi controlli antidroga. Parlando con altri viaggiatori europei abbiamo avuto l'impressione di essere stati fortunati poiché parecchi di loro hanno subito controlli molto più severi dei nostri...forse dobbiamo ringraziare l'adesivo della Dakar, le foto che nascondono il frigo, la barba del Fra o la sua "charlata" in castellano quasi perfetto (escludendo tempi verbali e la grammatica).
I controlli sanitari presenti in tutte le frontiere ed in Argentina tra le varie regioni hanno lo scopo di evitare il diffondersi di malattie legate al trasporto di alimenti di origine animale o vegetale. Si tratta di un principio molto importante, ma la sua esecuzione ci lascia molti dubbi sull'efficacia poiché il controllo si limita alla domanda sul possesso di tali alimenti e ad una sbirciata veloce all'interno della casa fatta più per curiosità che per reale intenzione di trovarvi qualcosa. A pochi chilometri dalle frontiere si vedono auto ferme con gli occupanti intenti a nascondere di tutto sotto i sedili e in Argentina ci sono bancarelle che vendono frutta e verdura poco prima dei posti di blocco.
Ai controlli di polizia ci hanno fermato diverse volte chiedendoci documenti vari: i passaporti, la carta grigia, il documento della dogana, la patente internazionale...il tutto senza uno scopo preciso ma solo per la curiosità di vedere documenti stranieri!
Abbiamo sentito da altri viaggiatori racconti molto diversi riguardanti i vari controlli: ad alcuni sono state richieste donazioni varie per poter proseguire il viaggio: dal cibo presente in auto a soldi; ad altri sono state date multe salate per infrazioni non commesse o per accessori obbligatori non presenti in auto...il nostro unico ammonimento è avvenuto in Perù da un poliziotto disperato che aveva appena fermato un equipaggio della African Adventure di Athos senza le cinture allacciate e che ci ha sgridato poiché non avevamo i fari accesi nonostante "la ley nacional" che ci ha sventolato in faccia con vigore prima di comunque lasciarci proseguire.
Prima di partire ci avevano preparato al peggio raccontandoci di mille complicazioni e delle "agevolazioni" che ci sarebbero state richieste per poter proseguire: eravamo quindi pronti a tutto.
L'inizio é stato subito indicativo di come invece funziona la burocrazia quaggiù: a Zarate ci siamo accorti che il numero di telaio dell'auto trascritto sui documenti per lo sdoganamento era sbagliato...attimi di panico seguiti da telefonata all'agente a Buenos Aires che pacatamente ci ha tranquillizzato con il primo "no te preocupe, no pasa nada!", tre giorni dopo al porto spieghiamo il tutto all'agente che ci aiuta per lo sdoganamento e pure lui "no te preocupe, no pasa nada!"...quindi lo seguiamo non troppo convinti nei vari uffici fino alla consegna dell'auto...in effetti non é successo nulla e il numero di telaio l'abbiamo fatto correggere in un altra dogana, ma da Zarate siamo partiti con il documento doganale dell'auto che indicava che il Fra era italiano e un "no te preocupe, no pasa nada!" da parte del doganiere che l'ha redatto e al quale abbiamo subito fatto notare l'errore!
Alla seguente dogana per entrare in Bolivia nessuno si é accorto dell'errore e siamo ripartiti come svedesi...in seguito abbiamo smesso di controllare i dati trascritti sui vari formulari poiché "no te preocupe, no pasa nada!"!
L'iter da seguire per i passaggi di frontiera é abbastanza complicato da capire per noi europei abituati a passare da una nazione all'altra senza quasi neppure mostrare il passaporto. Nella nazione dalla quale si esce si deve fare la coda all'immigrazione per timbrare l'uscita sulla "tarjeta migratoria" e alla dogana per consegnare il documento dell'auto e registrarne l'uscita; nella nazione in cui si fa ingresso bisogna fare la coda all'immigrazione per compilare una nuova "tarjeta migratoria" e alla dogana dove viene registrata l'entrata del veicolo con il nuovo documento, in seguito c'è il controllo sanitario e visivo dell'equipaggio e dell'auto prima di poter finalmente riprendere il cammino. Il tutto dura un tempo variabile dalla mezz'ora alle 6 ore a dipendenza dalla quantità di persone/camion/bus presente, dalla quantità di carabinieri/gendarmi/militari/addetti ai controlli presenti ma, soprattutto, dalla loro organizzazione e tempistica!
La parte più divertente e diversa tra le varie nazioni é il controllo all'entrata dell'equipaggio e sanitario: in Bolivia e Perù praticamente non esiste, ci sono degli addetti che chiedono se hai alimenti e al nostro no segue un "sigue" senza nemmeno dare un occhiata all'auto; in Cile tutto è molto più severo ed organizzato: i bagagli devono passare nello scanner come negli aeroporti, si deve compilare una dichiarazione firmata di ciò che si possiede e segue un controllo dell'auto con entrata in casa per visionare il contenuto...la minuziosità del controllo però per noi non è mai stata esagerata, poiché i controllori si interessavano più del nostro viaggio e del nostro legame con la Dakar "charlando" comodamente seduti sul divanetto con il Fra...; in Argentina il controllo è limitato alla domanda riguardante gli alimenti, ad un'occhiata veloce all'interno della casa e ad una "charlarta" con il Fra.
Per ora (e sono 16 volte che passiamo una frontiera) non abbiamo mai avuto nessun tipo di problema o disguido importante a parte le lunghe attese; le dogane migliori sono quelle tra Argentina e Cile sui passi in altura dove eravamo sempre i soli, mentre le peggiori sono quelle frequentate dai camion, quelle in Perù dove le procedure sono ulteriormente complicate da altri formulari e quelle per entrare in Cile da Perù e Bolivia per i severi controlli antidroga. Parlando con altri viaggiatori europei abbiamo avuto l'impressione di essere stati fortunati poiché parecchi di loro hanno subito controlli molto più severi dei nostri...forse dobbiamo ringraziare l'adesivo della Dakar, le foto che nascondono il frigo, la barba del Fra o la sua "charlata" in castellano quasi perfetto (escludendo tempi verbali e la grammatica).
I controlli sanitari presenti in tutte le frontiere ed in Argentina tra le varie regioni hanno lo scopo di evitare il diffondersi di malattie legate al trasporto di alimenti di origine animale o vegetale. Si tratta di un principio molto importante, ma la sua esecuzione ci lascia molti dubbi sull'efficacia poiché il controllo si limita alla domanda sul possesso di tali alimenti e ad una sbirciata veloce all'interno della casa fatta più per curiosità che per reale intenzione di trovarvi qualcosa. A pochi chilometri dalle frontiere si vedono auto ferme con gli occupanti intenti a nascondere di tutto sotto i sedili e in Argentina ci sono bancarelle che vendono frutta e verdura poco prima dei posti di blocco.
Ai controlli di polizia ci hanno fermato diverse volte chiedendoci documenti vari: i passaporti, la carta grigia, il documento della dogana, la patente internazionale...il tutto senza uno scopo preciso ma solo per la curiosità di vedere documenti stranieri!
Abbiamo sentito da altri viaggiatori racconti molto diversi riguardanti i vari controlli: ad alcuni sono state richieste donazioni varie per poter proseguire il viaggio: dal cibo presente in auto a soldi; ad altri sono state date multe salate per infrazioni non commesse o per accessori obbligatori non presenti in auto...il nostro unico ammonimento è avvenuto in Perù da un poliziotto disperato che aveva appena fermato un equipaggio della African Adventure di Athos senza le cinture allacciate e che ci ha sgridato poiché non avevamo i fari accesi nonostante "la ley nacional" che ci ha sventolato in faccia con vigore prima di comunque lasciarci proseguire.
Rientro a casa
Bahia Lapataia, inizio della Ruta 3, 17'848 Km dall'Alaska
Eccoci ritornati da qualche giorno a casa, in Svizzera. Siamo molto frastornati da tutto ciò che ci circonda ed è difficile riabituarsi ai ritmi della vita di qui. Il Sudamerica ci manca tantissimo, e l'incontro con la parte di famiglia al di qua dell'Oceano e con gli amici è l'unico aspetto positivo di questi giorni.
Purtroppo il sogno di attraversare le Americhe da Ushuaia all'Alaska è rimandato visto che per vivere al meglio il viaggio serve almeno un anno e mezzo e questa volta non avevamo tutto quel tempo a disposizione; un giorno torneremo a Ushuaia e da lì comincerà un'altra splendida avventura!
Abbiamo visto moltissimi luoghi meravigliosi ed abbiamo pensato di fare una piccola classifica dei paesaggi che più ci hanno incantato: potrebbe tornare utile a chi tra voi avrà un giorno la fortuna di andare in quelle magiche e lontane Terre .
Cinque luoghi "fuori categoria"...
Troppo belli e differenti per inserirli in classifica!
- Cascate di Iguazù, Argentina/Brasile
- Salar de Uyuni, Bolivia
- Reserva Nacional Eduardo Avarroa, Bolivia
- Machu Picchu, Perù
- Glaciar Perito Moreno, Argentina
...ed i nostri Top 10!
1. Parque Nacional Torres del Paine, Cile
2. San Pedro de Atacama e dintorni, Cile
3. Parque Nacional Perito Moreno, Argentina
4. El Chalten, Argentina
5. Regione dei vulcani (Osorno, Villarica, Antuco, Llaima, Lonquimay, Tolhuaca, Puyehue, Lanin,Copahue, Batea Mahida), Cile/Argentina
6. Passi andini (Jama, San Francisco, Agua Negra), Cile/Argentina
7. Peninsula Valdes, Argentina
8. Salta e dintorni, Argentina
9. Reserva Provincial Payunia, Argentina
10. Parque Provincial Ischigualasto, Argentina
Parlano di Noi!
Il portale Ticinonline ha pubblicato un breve articolo di Salvatore Medici sulla nostra esperienza: in 48 ore l'articolo ha avuto più di 30'000 contatti ed il nostro blog più di 6'500. Pazzesco.
Grazie a tutti per l'interesse nei confronti del nostro viaggio! Grazie Salvatore per l'idea di scrivere l'articolo!
Di seguito il link dell'articolo e la versione PDF.
Grazie a tutti per l'interesse nei confronti del nostro viaggio! Grazie Salvatore per l'idea di scrivere l'articolo!
Di seguito il link dell'articolo e la versione PDF.
Speciale Ruta 40!
L'importante sito argentino dedicato all'outdoor e al campeggio www.revistadecamping.com ha pubblicato nelle scorse settimane una serie di fotografie scattate da lettori (soprattutto argentini) aventi come tema la mitica Ruta 40. Spulciando tra le varie fotografie ne troverete alcune familiari! :-)
E' stato per noi un onore vedere le nostre foto e la nostra casetta apprezzate dai curatori del sito, veri amanti della vita outdoor, visto che questa attività è profondamente radicata nelle tradizioni e nel modo di essere degli argentini (insieme all'immancabile asado).
Di seguito i link delle diverse puntate del reportage. Vale la pena guardarle tutte anche per rendersi conto del fascino di questa mitica strada che attraversa l'Argentina da sud a nord, e che noi abbiamo avuto la fortuna e l'onore di percorrere praticamente nella sua totalità.
Buon divertimento!!!
E' stato per noi un onore vedere le nostre foto e la nostra casetta apprezzate dai curatori del sito, veri amanti della vita outdoor, visto che questa attività è profondamente radicata nelle tradizioni e nel modo di essere degli argentini (insieme all'immancabile asado).
Di seguito i link delle diverse puntate del reportage. Vale la pena guardarle tutte anche per rendersi conto del fascino di questa mitica strada che attraversa l'Argentina da sud a nord, e che noi abbiamo avuto la fortuna e l'onore di percorrere praticamente nella sua totalità.
Buon divertimento!!!